Un articolo dello Spectator pone la Brexit e le prossime possibili elezioni nel Regno Unito nel contesto della divisione del potere tra parlamento – ovvero rappresentanti del popolo – e insiemi di norme che diventano di pertinenza dei giudici: in ballo è la democrazia.
Mentre l’Europa brucia, gli euroburocrati spendono i fondi europei in propaganda e repressione del dissenso. Questo rende ancora più assurdo l’atteggiamento del parlamento inglese, che cerca a tutti i costi di rimanere agganciato a un progetto sulla via del fallimento.
La politica inglese è ormai ridotta ad atti di vandalismo istituzionale. La classe politica, in maggioranza sfavorevole alla Brexit, è disposta a tutto pur di non mettere in atto la volontà del proprio popolo, perfino alla resa senza condizioni a Bruxelles.
Procede inesorabile il cammino verso la Brexit: a partire da questo autunno, le leggi UE smetteranno di entrare automaticamente nel diritto britannico. Un’altro chiodo viene piantato nella bara della moribonda Unione europea.
Negli ambienti governativi ed economici tedeschi circolano forti riserve e critiche sulla strategia finora seguita da Bruxelles sulla Brexit, che risulta “disastrosa” sia per motivi geopolitici che per l’economia, già in stallo, con il rischio di un vero shock.
Il rifiuto delle élite inglesi di accettare che il popolo ha scelto di lasciare l’Unione Europea è una ferita gravissima per questa democrazia. Perfino chi è convinto che la Brexit sia la scelta sbagliata, dovrebbe rifiutarsi di calpestare la democrazia per evitarla.
Una serie di grafici e dati mostra come dal punto di vista economico gli inglesi non devono temere una cosiddetta hard Brexit, perché i costi di un’uscita dalle regole europee sono comunque inferiori ai vantaggi.
Dopo avere distrutto i propri maggiori partner commerciali al Sud con l’euro e l’austerità, la Germania si sta dunque rendendo conto che rischia di perdere uno dei pochi mercati sani che le erano rimasti a causa dell’atteggiamento intransigente nei negoziati.
La votazione del Parlamento britannico sull’accordo stipulato da Theresa May per la Brexit si avvicina, e torna a pieno regime il “Project Fear”. “In caso di mancato accordo sarà il disastro per il Regno Unito”, avverte la BoE. Ma a crederci ormai sono in pochi.
Le trattative in corso sulla Brexit vertono, più di quanto appaia, sulla libertà di gestire investimenti pubblici e aiuti di stato (questi ultimi vietati dalla UE), ma la storia economica recente mostra come questi strumenti siano alla base della prosperità dei paesi.
Una guerra commerciale con l’UK conseguente ad una hard Brexit provocherebbe per l’economia mercantilista della Germania, minacciata contemporaneamente anche dai dazi di Trump, l’equivalente di un arresto cardiaco.
A due anni dal voto sulla Brexit, i dati sono incontrovertibili: l’economia del Regno Unito sta andando bene, a dispetto delle fosche previsioni della grande stampa e delle élite finanziarie. I soloni che avevano preconizzato disastri dovrebbero dare qualche spiegazione
Alcune delle previsioni più ampiamente citate sugli effetti economici dannosi della Brexit per il Regno Unito si basano su analisi scorrette: lo afferma un working paper pubblicato da due economisti dell’Università di Cambridge.
Un articolo del Financial Times fa cadere un altro caposaldo della propaganda “eurista” e chiarisce quale sia la parte più vulnerabile dal punto di vista finanziario a seguito della Brexit: l’Unione Europea
Sempre a dispetto di chi vorrebbe vedere la Gran Bretagna sprofondare nell’Atlantico, un articolo di Sky News commenta l’ultimo report della Morgan KcKinley, che mostra come la City – il centro finanziario di Londra – continui a creare nuovi...
La BBC pubblica un articolo dall’approccio lodevolmente neutrale, in cui si spiega in modo semplice in che modo si dovrà svolgere la Brexit e cosa prevede precisamente l’articolo 50. Sono punti semplici che però i telegiornali, sempre approssimativi,...
Alan Johnson spiega sul New York Times perché la sinistra dovrebbe rallegrarsi della Brexit. L’abbandono dell’Unione Europea non è un’occasione per isolarsi dal mondo, bensì la decisione necessaria per rifiutare l’ideologia liberista di cui l’UE è...
Questo breve articolo di Bloomberg non richiede molti commenti. Siamo abituati a vedere le stime ufficiali di crescita sempre ritoccate verso il basso. Stavolta invece la Commissione europea è costretta a rivedere le stime al rialzo: si tratta delle sue stesse stime...
In un articolo che sorprenderà solo i lettori meno accorti, Bloomberg ammette che i tremendi effetti paventati riguardo alla Brexit non si stanno materializzando. Perfino gli investimenti e i consumi, che avrebbero potuto soffrire il periodo incerto di transizione,...
L’europarlamentare conservatore Hannan osserva preoccupato l’attuale deriva antidemocratica di alcuni commentatori politici. Di fronte al fenomeno Brexit e alla sconfitta del progetto elitario di globalizzazione – che ha messo in un angolo la classe media...
Un bell’articolo del Guardian tira un primo bilancio del Regno Unito post-Brexit: tutti i (falsi) avvertimenti di catastrofi sociali ed economiche nel caso avesse vinto il Leave si sono rivelati infondati e le stesse istituzioni che avevano cercato di intimorire gli...
Da una lettrice riceviamo e volentieri pubblichiamo un articolo di Voltairenet.org che apre a un punto di vista interessante sul contesto geopolitico del Brexit: secondo l’autore il Brexit porterà all’affondamento della Unione europea e di tutte...
Sul prestigioso NYT, il professore di letteratura e traduzioni presso lo IULM Tim Parks osserva allibito le reazioni post-Brexit. L’élite americana ed europea, anziché mettere in discussione la fiducia cieca in un progetto che sta fallendo tutti i propri obiettivi...
Da Spiked, magazine britannico ispirato all’umanesimo e ai principi della sinistra libertaria, traiamo questo articolo che getta brutalmente la maschera alla sinistra liberale britannica, che si è riunita a Londra nella Marcia per l’Europa contro il...
Da Counterpunch, un nuovo articolo che commenta le reazioni scomposte della stampa, questa volta britannica, alla vittoria del Brexit: opinionisti liberali, ormai del tutto proni alla destra economica, che calpestano quegli stessi principi che dicono di difendere e...
Larry Elliott, editor della sezione economia del Guardian, spiega il Brexit come qui lo abbiamo sempre inteso: un rifiuto della globalizzazione, di un modello economico imposto (perché presentato come unico possibile, inevitabile) dalle élite globali negli ultimi tre...
Nigel Farage è certamente un personaggio divisivo, irritante per molti, ma quello che ha detto martedì al Parlamento Europeo —al netto di alcuni toni— sulle nuove relazioni da stabilire tra Gran Bretagna e UE, è semplice buonsenso. Lo hanno contestato e...
Il sito alternativo off-Guardian smaschera la retorica dei giornali – come l’Indipendent – che vogliono a tutti i costi schierarsi contro il Brexit. Gli articoli usciti in questi giorni poggiano le proprie basi sul disprezzo per gli strumenti democratici più...
Alla vigilia del Brexit, il prof. Mark Blyth mette in campo l’essenziale, in quattro minuti di intervista per Athens Live. Quattro minuti che sgombrano il campo dalle sciocchezze sullo scontro generazionale e dalle altre trovate propagandistiche. Il Brexit è un...
Per lo scorno di tutti gli scettici, ZeroHedge conferma che il paventato disastro innescato dal Brexit si è effettivamente verificato: il crollo del mercato azionario successivo al referendum ha creato un buco di 127 miliardi di dollari nei patrimoni degli uomini più...
Sapir analizza il voto sulla Brexit e le implicazioni politiche. Mentre alcuni nostri politici e commentatori si coprono d’infamia ripetendo che il Referendum non si sarebbe mai dovuto indire, i cittadini britannici hanno dato lezioni di democrazia resistendo a...
Mentre i media e la politica internazionale ci offrono uno spettacolo tragico di isteria collettiva sullo “spettro”, l'”ombra”, il “pericolo” (e così via) della Brexit, Wolfgang Münchau, editorialista del Financial Times, nota che...
KeepTalkingGreece prende in giro il rinomato settimanale tedesco Der Spiegel che, nell’edizione speciale sul Brexit di questa settimana, esce con copertina in inglese (e prezzo ribassato in Gran Bretagna) per chiedere ai britannici di non lasciare l’Unione...
Sullo SpiegelOnline vengono resi noti i *veri* sondaggi sulla Brexit, disponibili presso il ministero degli esteri tedesco: pro e contro si equivalgono, mentre lo scetticismo anti-eurodittatura dilaga dappertutto. di Severin Weiland e Anna van...
Abbiamo sottotitolato in italiano il video “Brexit: The (animated) Movie, created by Piffle“, creato dall’animatore britannico Piffle in vista del referendum per la permanenza del Regno Unito nella UE. Il video mostra, per dirla con le parole...
Dal sito Zerohedge un breve, pungente commento sul discorso del 9 maggio 2016 tenuto dal primo ministro inglese David Cameron al British Museum di Londra. Così come in Italia, Tyler Durden sottolinea che anche in Uk l’argomento principale per convincere gli...
Un articolo su BusinessInsider sottolinea la bizzarra inversione di ruoli tra Sinistra e Destra nel dibattito sulla Brexit. L’autodeterminazione dei popoli e il decentramento del potere erano storicamente battaglie dei laburisti (la “sinistra”...
Il sito di Russia Today riporta l’intervento di Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia, a un seminario organizzato dal Labour a Londra su temi economici. Il rischio posto dal TTIP è talmente importante, secondo Stiglitz, che è già un buon...
L’intervento di Hans-Olaf Henkel su That Sinking Feeling, a proposito della crisi dell’Eurozona e del Brexit: “uno dei grandi paradossi della politica di salvataggio dell’euro è che spinge fuori dall’Unione europea la Gran Bretagna, quando è...
Il The Guardian riporta una fuga di notizie dalla Bank of England: la banca centrale britannica ha incaricato una task-force di studiare in segreto gli effetti di un eventuale Brexit a seguito del referendum sull’adesione alla UE previsto nel 2017. La Banca...
Le “classifiche della libertà economica” – o libertà tout court – non sono altro che uno dei tanti sistemi attraverso i quali l’ideologia neoliberale si traveste da oggettività “scientifica“ e cerca di estendere il suo dominio ovunque.
Dopo più di vent’anni, una riflessione del filosofo Roger Scruton ci aiuta a comprendere le radici della Brexit e del decadimento del partito laburista, votatosi a quel culto del mercato che avrebbe improntato tutto il fallimentare progetto dell’unione europea.
Zero Hedge collega la gravissima crisi di DB alla nuova disponibilità del Ministro delle finanze tedesco nei confronti dell’Unione bancaria. Eppure le condizioni poste dai tedeschi (al loro stesso salvataggio) sono insostenibili per l’Italia, che dovrebbe opporsi.
Ancora non si è realizzata la Brexit e già la Germania promette battaglia per ridurre il suo contributo al bilancio dell’Unione europea, in cui l’uscita del Regno Unito apre un buco.
Condizione necessaria, anche se non sufficiente, perché la politica britannica recuperi una dimensione democratica è la Brexit, perché l’UE è stata appositamente creata per togliere il potere al popolo e consegnarlo all’élite.
Le strutture neoliberali del potere sovranazionale si sono costruite un board di dirigenti fedeli e totalmente dediti alla “lotta di classe” a senso unico dei ricchi contro i poveri, un board di dirigenti che si ricicla continuamente attraverso infinite porte girevoli
Da un discorso del presidente Trump alla Casa Bianca si può trarre un monito per i burocrati dell’Unione europea sempre convinti di essere l’ombelico del mondo: dopo la Brexit il Regno Unito non si ritroverà da solo.
La demonizzazione di Boris Johnson da parte dei media non mette in discussione le sue politiche (ampiamente criticabili), ma lo caratterizza come un pagliaccio incapace. In realtà, Johnson è un uomo brillante e di cultura, che darà filo da torcere alla UE sulla Brexit.
Le fosche previsioni sulla Brexit continuano a essere smentite dalla realtà: la disoccupazione crolla ed i salari reali volano. Forse le cavallette arriveranno, per ora però il reddito dei lavoratori è aumentato ben più dell’inflazione.
L’improvviso voltafaccia del Labour sulla Brexit rappresenta un tradimento del suo elettorato di riferimento, che finirà col portarlo alla completa sconfitta e disintegrazione.
Un articolo su Zero Hedge analizza la questione dei minibot sia dal punto valutario che politico. Come nuova valuta parallela, i minibot avrebbero probabilmente diffusione, perché il governo ne garantisce la domanda tramite il pagamento di tasse e imposte.
L’arrivo di Jens Weidmann a capo della BCE in autunno dovrebbe spaventare gli europeisti: l’intransigenza del tedesco gli impedirebbe di fare – come Draghi – “qualunque cosa sia necessaria” per salvare l’eurozona.
La Frankfurter Allgemeine osa toccare un tema finora trattato solo in ambiti di nicchia: la politica europeista oggi presenta linee di continuità con quella nazionalsocialista, nell’imporre un unico ordine europeo a guida tedesca? L’opposizione acquista una nuova luce.
I risultati delle elezioni europee sono frammentati, ma chiariscono un punto: i popoli europei sono insoddisfatti dello status quo. Il deficit democratico europeo sta alimentando l’odio verso gli eurocrati, le loro politiche e perfino le istituzioni che rappresentano.
Il successo dei partiti anti-UE non è frutto di alcuna congiura: è la bocciatura delle politiche imposte dagli eurocrati ai cittadini europei, che vogliono far sentire la propria voce all’interno di un’istituzione anti-democratica.
Due spunti di riflessione su cosa c’è in gioco nelle elezioni europee. L’ondata euroscettica sarà in grado di smuovere gli equilibri dell’Europa e dare una spinta ai governi nazionali?
Fa sorridere vedere la Ue, l’istituzione più corrotta, opaca, antidemocratica che esista oggi, fare la morale a Erdogan sulla democrazia turca. Il rifiuto delle scelte popolari non è certo un’esclusiva della Turchia, ma il marchio di fabbrica dell’Unione.
Il lungo declino dell’economia italiana, che perdura da trent’anni ormai, illustrato in una serie di grafici, e un tentativo di valutazione del possibile esito della crisi italiana, il cui impatto sull’intera eurozona non si può ignorare.
Per Tom Luongo Salvini punta successo alle elezioni europee unendo tutti gli euroscettici, per poi sfidare Bruxelles: o cambia, o l’Italia se ne va, forte delle sue riserve d’oro, nel frattempo messe al sicuro.
L’economia tedesca è vicina a un tracollo, a causa dei problemi strutturali della UE. La Merkel sembra aver già perso la guerra per tenere insieme la UE, qualunque sia l’esito finale della Brexit.
Wolfgang Streeck denuncia la natura imperiale neoliberale dell’Unione Europea, mostro irriformabile dove l’opposizione è vista come immorale e le pavide sinistre si sono lasciate irretire dalle visioni ireniche che nascondono il pugno di ferro del centro imperiale.
L’approvazione della Direttiva sul diritto d’autore è l’estremo tentativo di un’oligarchia morente di eurocrati per controllare l’informazione. Pericoloso e liberticida, il tentativo è comunque destinato a fallire.
Il processo di de-globalizzazione è già iniziato, a partire dagli Stati Uniti e dalla stessa Europa, con un movimento di recupero della democrazia nazionale sulla “governance” in cui economia e finanza prevalgono sulla politica.
A dispetto di tutte le previsioni catastrofiche sulla Brexit secondo gli ultimi dati dell’Istituto nazionale di statistica britannico il livello di occupazione nel Regno Unito tocca il suo record dal 1975 e il salario medio settimanale è il più alto dal 2011.
Il downgrade dello status diplomatico è un ulteriore colpo alla già traballante costruzione europea, in vista del sempre più probabile stravolgimento che si prospetta per le prossime elezioni del Parlamento europeo.
Sono grandi economisti come Ashoka Mody a sostenere le idee oggi definite “populiste”: l’euro è un’idea insensata, le regoli fiscali europee sono economicamente folli e vengono applicate ai deboli e disapplicate ai forti.
I liberisti si lasciano spesso fuorviare dalla loro preferenza per variabili macroeconomiche come il PIL. Così facendo non si rendono conto del malcontento causato da squilibri di distribuzione.
La deriva della Ue verso un regime totalitario, smanioso di utilizzare un proprio esercito per reprimere il dissenso interno, è sempre più evidente. Il potere sfugge dalle mani degli eurocrati, che potrebbero ricorrere a misure estreme per non mollare la presa.
Larry Elliott sottolinea opportunamente il ruolo dei vincoli di bilancio europei, della subalternità alla Germania e, soprattutto, dell’euro, nel fallimento annunciato della politica di Macron, definendo un errore madornale l’entrata della Francia nella moneta unica
Nella recente lotta con la UE, la strategia di Salvini è di creare in Italia un vasto consenso popolare contro Bruxelles e le sue politiche. E gli eurocrati sono perfettamente a proprio agio nel ruolo di “cattivi”, come mostrano i negoziati con la Grecia e la Brexit.
In Germania si parla della necessità di una posizione di difesa molto dura contro i “nemici interni” della UE, in primis l’Italia, contro cui non c’è ombra di volontà di collaborazione, bensì un atteggiamento di attacco e di difesa miope dei propri interessi.
Nonostante la forte espansione dell’economia tedesca e il quarto cancellierato della Merkel, i segni dell’instabilità si moltiplicano.
Creare una “Lega delle Leghe”, alleanza di partiti sovranisti europei. Vincere le elezioni europee del maggio 2018 conquistando la maggioranza nel Parlamento europeo, e quindi scegliere il nuovo Presidente della Commissione. Sarebbe questo il piano di Salvini
Le politiche post-crisi delle banche centrali non hanno fatto altro che aumentare la disuguaglianza senza far ripartire l’economia globale. L’unica scelta che rimane per i movimenti populisti è quindi porre fine al dogma dell’indipendenza delle banche centrali.
Cos’è il populismo? Perché nasce e cosa ne ha causato l’ascesa? Da LSE Ideas, finalmente un’analisi equilibrata e senza isterismi del fenomeno che sta scuotendo l’Occidente e che ha ancora molta strada di fronte a sé.
Secondo Renaud Girard, firma de Le Figaro, l’immigrazione incontrollata è una doppia sconfitta: per l’Africa che perde giovani capaci e denaro che va a finanziare traffici illeciti anziché investimenti; e per l’Europa, dove provoca il rifiuto delle politiche liberali.
Il resoconto di Bloomberg sull’accordo al vertice UE mette in luce come il governo italiano abbia ottenuto molto più di quanto non siano riusciti a ottenere, in anni di suppliche, i governi precedenti.
Sull’immigrazione, i populisti italiani sono il futuro, la Merkel rappresenta il passato. Il futuro dell’Europa non sarà di maggiore integrazione, ma di divisione, talmente esplosiva da far sembrare la Brexit solo un piccolo segnale premonitore.
La questione Aquarius è un segnale importante quanto inaspettato dato dagli italiani sulla necessità di politiche europee più eque e collaborative. Fallire in questo campo porterebbe al fallimento di ogni altra politica comune.
Nel subbuglio geopolitico andato in onda al G7 in Quebec, dove Trump, sostenuto dall’Italia, ha sancito la spaccatura con gli alleati europei e la Merkel, c’è una sola nazione che ha da perdere tutto: la Germania.
Se la rivolta italiana porterà a una dissoluzione dell’eurozona, sarà a causa dell’impossibilità di cambiare le sue assurde regole, non della normale reazione di un popolo che non ha più alcun motivo per rimanerci.
Hans-Olaf Henkel, europarlamentare tedesco: un’Italia malata dentro l’euro è peggio di un’Italia sana fuori dall’euro. La moneta dovrebbe rispecchiare la cultura fiscale ed economica di un paese e nessun paese dovrebbe imporre a un altro le sue ricette.
Lasciamo perdere le polemiche, e stiamo ai fatti. Il parlamento italiano sosterrà un governo in rotta di collisione con Bruxelles. Italia e Germania non possono coesistere all’interno di un’unione monetaria dannosa e destinata a finire in tragedia.
Mentre i moniti all’Italia “in rivolta totale” si moltiplicano, dopo la fine del QE l’Italia sarà trascinata da due correnti opposte: finalmente prospettive di crescita, ma anche il pessimismo dei mercati. Tuttavia, l’Italia ora ha una strategia e la UE è in affanno.
Daniel Hannan spiega sul Telegraph perché la Flat Tax può essere uno strumento per creare benessere diffuso e convincere i più ricchi a pagare quanto dovuto.
Una sinistra doppiamente ipocrita – e moribonda – difende l’immigrazione senza limiti, dimenticando che questo significa generare una guerra tra poveri di cui sono vittime i più deboli, e tace sulle cause delle migrazioni: le invasioni e i bombardamenti dell’occidente.
Si parla spesso delle disastrose conseguenze del liberismo per l’economia, oggi sotto gli occhi di tutti in Europa. Monbiot mostra più ampiamente i risultati dell’ideologia neoliberale, che esalta la competizione e l’individualismo: la malattia psichica.
Con il pretesto di mantenere la frontiera aperta con l’Irlanda, chi si è opposto alla Brexit cerca di ottenere un accordo con la UE così sfavorevole per il Regno Unito da finire con il capovolgere il voto popolare. Eppure l’esempio della Svizzera parla chiaro.
L’economista italiano di Chicago analizza con crudezza la difficile situazione italiana e auspica che il populismo vincente spinga l’establishment italiano ed europeo a riformare l’eurozona e renderla sostenibile (percorso di difficile attuazione e quale utilità?)
La BCE sta preparando un raid di 50 miliardi di euro sui profitti della BCE da sottrarre ai bilanci nazionali allo scopo di colmare con un colpo di mano il buco di bilancio dell’UE dopo la Brexit.
Martin Wolf mette in luce sul FT come il risultato delle elezioni italiane sia da addebitare al fallimento economico dell’eurozona. Ma soprattutto rileva l’assenza in Italia di spazi di manovra politica «all’unico livello che conta veramente, quello nazionale».
Mentre molti si strappano i capelli per un risultato delle elezioni italiane inatteso, accusando gli elettori italiani – tanto per cambiare – di ignoranza, razzismo o estremismo, la causa è molto più semplice: dalla sua introduzione l’euro ha portato prima risultati economici deludenti, e poi disastrosi, impedendo la ripresa economica.
Mentre in Italia ci si affanna per la campagna elettorale e si cercano improbabili mandanti morali di gesti da psichiatria criminale, il governo di Syriza, obbediente all’Unione Europea, sta portando avanti la distruzione dei diritti dei lavoratori.
In un’intervista alla BBC, Macron afferma a sorpresa che un equivalente francese della Brexit avrebbe condotto allo stesso esito: l’uscita dalla UE. E dice la verità: sarebbe stato il grido di protesta delle classi medie e lavoratrici contro la globalizzazione
Dopo decenni di bassa inflazione e crescita lenta, l’ideologia neoliberale che sostiene la BCE attraversa una esiziale crisi di legittimità. Questo e lo sviluppo politico incompleto rendono l’Unione Europea un “generatore di rischi” per il sistema finanziario globale.
Lo strano caso dell’Europa: un continente che ha scelto il proprio suicidio culturale diventando terreno di conquista e di scontro tra popoli. Con conseguenze potenzialmente catastrofiche.
Da quando è entrata nell’Unione Europea, la Lettonia attraversa una gravissima crisi demografica. Bassa natalità ed esodo dei giovani stanno minacciando l’esistenza stessa del piccolo paese baltico.
Nel bel mezzo della durissima crisi tra Polonia e UE, il maggior quotidiano economico polacco, supportato da accademici, imprenditori e tecnocrati, chiede l’adesione del paese all’eurozona. Senza esito, dato che governo e popolazione sono fortemente anti-euro.
ZeroHedge pubblica un articolo su un pericoloso provvedimento, già a lungo paventato, ma ora probabilmente in via di attuazione, che rimuove ogni garanzia sui depositi bancari (anche al di sotto di 100.000 euro).
Un dossier del massimo interesse su una inquietante possibilità di cui già sono apparsi i primi segni: il tentativo della Germania di eludere il divieto alle armi nucleari impostole dopo la guerra mettendo le mani sull’arsenale francese attraverso l’ombrello europeo
La crisi catalana mostra per l’ennesima volta l’inettitudine delle istituzioni unioniste di Bruxelles, mentre il paese egemone, la Germania, lascia fare per pura indifferenza. Qualunque cosa succeda, la conflittualità all’interno della UE non potrà che aumentare.
La globalizzazione non è affatto una realtà consolidata, ma un processo attivamente promosso dai governi, frutto di scelte politiche precise a favore e nell’interesse del grande capitale. Si può quindi ben affermare che nel neoliberalismo gli stati non riducono aff…
Un approfondimento che risale alle origini del neoliberalismo e all’ambizione di trasformare la visione del mondo contenuta in quella “Grande Idea” di Von Hayek che oggi è arrivata a permeare completamente la società in cui viviamo.
Quando un politico tedesco fa a una richiesta a un paese come la Cina a nome dell’Europa, normalmente ha secondi fini pro-Germania e pro-suo partito. Lo sa bene Cui Hongjian e lo scrive chiaramente sul Global Times.
“Non avremo per sempre delle fasi economiche positive come quella attuale”: sono le parole con cui il 75enne Wolfgang Schäuble ha concluso il suo mandato. Zero Hedge pubblica una sorta di “necrologio” per l’ormai ex ministro delle finanze tedesco.
Perché mai quegli stessi “progressisti” che oggi sono così favorevoli all’indipendenza dei curdi, dei catalani, degli scozzesi o dei tibetani, l’anno scorso erano così ferocemente contrari all’indipendenza dei britannici?
Ciò su cui si interroga la Banca d’Inghilterra (e con essa l’articolo del FT) è perché questo non stimoli una maggiore crescita dei salari. Perché, sì, lo dicono: normalmente con la disoccupazione bassa i salari aumentano (e l’inflazione anche, come è giusto che sia).
Dove andranno e dove già sono stati dispiegati i cosiddetti foreign fighters dell’Isis, sopravvissuti alle battaglie? The Atlantic distingue tre gruppi, di cui i “rimpatriati” rappresentano il maggior pericolo per i paesi dell’Europa.
Dopo la Brexit, per l’Irlanda è assurdo pensare di affidare i propri interessi nazionali a un gigante dominato dalla Germania come l’Unione europea. Meglio recuperare la propria sovranità affrontando una Irexit per sottrarsi a un destino di sicura marginalizzazione.
Il grande pericolo per l’economia moderna è il debito privato, non la spesa pubblica. Le analisi di istituzioni come l’Ufficio per la Responsabilità Fiscale, nate per giustificare l’austerità, sono tendenziose e stanno mettendo a rischio l’intera economia mondiale.
Il leader del Labour Jeremy Corbyn dichiara esplicitamente quello che nel nostro paese una sedicente sinistra non vuole ammettere: che l’immigrazione incontrollata serve a distruggere le condizioni del lavoro, sostituendo con manodopera sottopagata i lavoratori locali.
L’Europa raccoglie i frutti della sua scriteriata politica nei confronti dell’Africa. Dopo aver causato guerre civili in paesi come la Libia, le “frontiere aperte” stanno portando i paesi europei sull’orlo della crisi sociale e civile.
Uno storico inglese commenta sul Financial Times la contrapposizione che si è manifestata nella storia tra la sovranità nazionale e i tentativi utopici e sempre fallimentari di dar vita a un ordine mondiale sovranazionale, oggi incarnato al massimo livello nella UE.
Estratto di un’eccezionale intervista a tre noti intellettuali, Eley, Paggi e Streeck, sul processo politico che da Maastricht ha travolto le basi della socialdemocrazia europea del dopoguerra, e sulle cause profonde della odierna crisi di rigetto
Jeremy Corbyn, leader del Labour, è l’unico vero vincitore delle recenti elezioni britanniche, con una piattaforma politica comunque interamente incentrata sui temi della Brexit: difesa dei lavoratori e pieno recupero della sovranità popolare.
Questo breve articolo del Financial Times mostra come, a dispetto di chi vorrebbe vedere la Gran Bretagna sprofondare nell’Atlantico dopo l’avvio della Brexit, la sterlina britannica viene al momento ritenuta una scelta di investimento valutario più...
Il noto editorialista del Financial Times Wolfgang Munchau, sul think tank da lui diretto Eurointelligence, fa a pezzi l’ipotesi che l’Italia possa uscire dall’euro attraverso un referendum e descrive Luigi Di Maio come un giovane politico...
Un Jacques Sapir insolitamente sintetico e tagliente accusa i sedicenti difensori dell’Europa, i quali negando che l’uscita dall’euro sarebbe regolata dalla Lex Monetae mostrano di non conoscere le leggi della stessa Unione europea e di basarsi...
La difficile situazione economica accresce tra i giovani francesi, specie nelle zone rurali e tra i meno istruiti, la consapevolezza che passeranno buona parte delle loro vite in condizioni materiali peggiori di quelle dei loro genitori. Il Front National della Le...
Sul blog dell’Institute for New Economic Thinking l’economista italiana Antonella Palumbo strappa al neoliberismo – posizione teorica oggi dominante – l’abusata veste di unico metodo scientifico utilizzabile per l’analisi economica....
Un interessante articolo del Financial Times conferma che in Europa si sta iniziando a pensare al post-eurozona. I difetti economici insiti nell’unione valutaria, il problema dell’immigrazione e gli sviluppi geopolitici più recenti sono destinati a mettere...
Su TheParliamentMagazine, pubblicazione che offre una rassegna di notizie, opinioni e commenti sulla politica europea, un lungo intervento di Ted Malloch, in cui il prossimo probabile ambasciatore USA a Bruxelles espone in maniera ampia la...
Un articolo di J. Wight su Counterpunch ci ricorda che, anche dal punto di vista di un “Remainer”, l’intervento nel dibattito di Tony Blair rappresenta un’aberrazione. Quest’uomo, che non ha esitato a svendere i valori della socialdemocrazia alle proprie...
Dopo aver correttamente previsto la crisi economica del 2008, la vittoria della Brexit, le elezioni presidenziali americane ed altri eventi, Nassim Nicholas Taleb, autore della collana “Incerto” sulle incognite globali, che include “Il Cigno Nero....
Nonostante tutti i media più diffusi non perdano occasione per decantare i presunti benefici – e in ogni caso l’inevitabilità – dell’immigrazione di massa, il sentimento popolare è ben differente. Come testimonia un recente sondaggio, gli europei sono in...
In un’intervista al Financial Times, Peter Navarro, presidente del nuovo Consiglio Nazionale del Commercio di Trump e suo più importante consigliere sul commercio, lancia un durissimo attacco alla Germania, accusata di approfittarsi di un euro definito un...
In un articolo documentato quanto aspramente ironico, l’antropologo Maximilan Forte annuncia sul suo blog Zeroanthropology il crollo imminente dell’ideologia liberal progressista. E dei Democratici, che all’ideologia progressista hanno legato le loro...
Il prof. Ted Malloch, probabile futuro ambasciatore nella UE degli Stati Uniti, ha concesso una interessante intervista a Kamal Ahmed, economics editor della BBC, nella quale, parlando del prossimo futuro accordo commerciale con la Gran Bretagna, ammette liberamente...
Dal sito The Automatic Earth un commento tra il serio e il faceto mette in ridicolo il palpabile imbarazzo che serpeggia tra i leader della UE, i quali dopo essersi accodati all’unisono ai grandi media nella denigrazione del candidato alla Presidenza USA,...
Con una lucidità e una franchezza sconosciute sui nostri media, Vaclav Klaus, in una lunga intervista a R T, passa in rassegna i temi caldi del dibattito attuale, dalle cosiddette forze anti-sistema che emergono sempre più forti negli USA e in Europa, ai...
Zero Hedge commenta la piccata replica del governo tedesco alle recenti affermazioni di Trump nelle interviste al Bild e al Times. È evidente che c’è un’escalation di tensione tra USA e Germania. Alcune affermazioni così esplicite, in particolare sulle...
Intervistato dalla BBC, il celebre sociologo politico Mark Blyth, reso famoso dalle previsioni corrette su Brexit e Trump, suggerisce che l’Unione Europea potrebbe finire nel 2017, con una vittoria del Front National nelle elezioni politiche francesi di aprile....
Da The Guardian, riportiamo un veemente atto d’accusa agli economisti, che a fronte di previsioni sfacciatamente errate come quella sulla Brexit fanno ben poco per riformare la propria professione, preferendo scodinzolare di fronte ai propri finanziatori e...
In questo articolo apparso su The guardian, lo scrittore Kenan Malik sottolinea come, nonostante i timori diffusi per il futuro della democrazia liberale, in realtà la democrazia sembra in forma abbastanza buona, perché è proprio nella logica democratica che le...
Dal sito di Zero Anthropology, un sunto dell’anno appena concluso, che per alcuni avvenimenti decisivi tra cui la Brexit, la sconfitta della Clinton e anche il No al nostro referendum, viene considerato un anno cruciale che segna l’inizio della svolta,...
ZeroHedge analizza freddamente il significato delle dichiarazioni del nostro capo dell’antitrust, Pitruzzella, in merito alle “fake news”. Come al solito, dietro una richiesta apparentemente ragionevole, si cela una verità inconfessabile. L’establishment vuole...
Si parla spesso delle disastrose conseguenze del liberismo per l’economia, oggi sotto gli occhi di tutti in Europa. George Monbiot in questo articolo su The Guardian mostra più ampiamente i risultati dell’ideologia neoliberale, che esalta la competizione e...
Il City Journal pubblica un’analisi sul nuovo vento politico in Europa e nel mondo. Il dato rilevante è lo stravolgimento della “mappa” politica, in cui si incrociano e si confondono sempre più “destra” e “sinistra”. Un caso...
Nel secondo capitolo scritto per il libro L’euro est-il mort ? (qui la traduzione del primo), uscito in Francia a ottobre 2016, Alberto Bagnai risponde in maniera molto ampia, chiara e argomentata a una domanda cruciale che tutti ci poniamo: ce la farà il nostro...
Un post sul Wall Street Journal affronta uno dei miti più duri a morire: quello secondo cui un paese sviluppato e con una propria valuta possa essere costretto, in qualche caso, a fare default. Il default non può avvenire (se non lo si decide deliberatamente), e...
Un bell’intervento del Nobel Stiglitz sul sito della London School of Economics chiarisce due punti fondamentali: il problema dell’Europa è l’eurozona, e ormai il costo di tenerla insieme sta superando il costo di procedere al suo smantellamento. Tutte cose che...
Il leader della Lega Nord trova spazio sul Financial Times, dove spiega la sua opposizione alle riforme costituzionali di Renzi. Questa modifica non risolve i problemi dell’Italia, che provengono dall’adesione a una moneta unica per noi così penalizzante e...
Risulta sempre interessante ascoltare i leader meno accorti della Ue: spesso si lasciano sfuggire scomode verità. Come riporta il Daily Mail, in questa intervista J.C. Juncker ammette apertamente il terrore degli eurocrati nei confronti dei referendum...
Sul Financial Times, Wolfgang Münchau denuncia la cecità dell’establishment occidentale, che perfino nel momento della più grande minaccia alla sua esistenza non sa far altro che alzare la posta in gioco – e la tensione – proseguendo dritto per la sua...
Un post rilanciato da Zero Hedge commenta la mozione di questa settimana del Parlamento Europeo contro la presunta “propaganda anti-UE” di matrice russa che sarebbe portata avanti da fonti come Russia Today, Sputnik news, o altre non specificate....
Riceviamo e diffondiamo l’invito a partecipare alla manifestazione nazionale per il NO al referendum costituzionale organizzata da vari comitati studenteschi che si terrà a Roma il 27 Novembre (sopra la locandina arrivataci da Pisa). Seguono le nostre...
Ancora da Flassbeck Economics una bellissima analisi progressista del risultato elettorale USA. Mentre l’establishment del partito democratico si affanna a scaricare sulla popolazione la colpa del fallimento e a ribadire la propria superiorità morale, l’autore ne...
Da Eurointelligence una rassegna di commenti e un’analisi della risposta – o meglio non risposta – data alla elezione di Donald Trump da una Europa sempre più divisa e in cui tutti i nodi vengono al pettine. Al di là di solenni incontri e dichiarazioni,...
All’indomani delle elezioni negli Stati Uniti Heiner Flassbeck su Makroskop identifica nel fallimento totale delle politiche pro establishment le ragioni alla base della vittoria di Donald Trump. Gli elettori, ormai esasperati, si orientano verso quelli che i media...
Il famoso regista M. Moore commenta la vittoria di Trump (da lui prevista) alle elezioni americane. Anziché protestare contro l’esito della votazione o insultare il vincitore, Moore chiede alla sinistra di fare autocritica e di distruggere l’attuale Partito...
Un articolo su Bloomberg fa i conti e riporta quanto avrebbero guadagnato i più ricchi del mondo – secondo l’indice elaborato dalla stessa testata – questo lunedì a seguito del rialzo delle borse. Motivo del rialzo, secondo Bloomberg, la notizia...
Da CounterPunch traduciamo un azzeccato articolo che descrive, con sfumature satiriche, l’imponente opera di delegittimazione del dissenso (ogni genere di sostanziale dissenso rispetto alla direzione unica indicata dalle classi dirigenti) svolta quotidianamente...
Da Foreign Affairs, una lunga intervista a Marine Le Pen, principale candidata alla presidenza francese nel 2017, nella quale la leader del Fronte Nazionale ribadisce la sua visione economica e sociale per la Francia, incentrata sul ritorno alla completa sovranità...
Sul sito CounterPunch viene esaminato il fenomeno Trump dal punto di vista europeo. Secondo l’autore, fa sorridere vedere la sinistra benpensante orripilata da questo campione estremo del capitalismo – salvo poi difendere a spada tratta i principi del capitalismo...
Sul giornale britannico Independent il prof. Ashoka Mody riassume efficacemente un punto a noi noto: la svalutazione post-brexit della sterlina (l’ultimo spauracchio ripetuto a nausea dai catastrofisti anti-brexit) non è affatto un disastro, ma un evento da...
Dal blog Transition, di Domenico Mario Nuti, traduciamo un post ospite sul CETA, l’accordo economico e commerciale tra Canada e UE: se ne è parlato molto meno di quanto si sia parlato del TTIP, si sta silenziosamente avvicinando alla conclusione, e non è meno...
Sul Financial Times, W. Münchau paragona la situazione economico-politica attuale a quella degli anni ’30. Le posizioni centriste, liberiste e “moderate” non sono più vincenti come lo furono negli anni ’80 e ’90, e i partiti...
Pubblichiamo la traduzione dell’importante articolo di Maximilian Forte su Zero Anthropology – già segnalato dal prof. Alberto Bagnai su Goofynomics – in cui l’antropologo italo-canadese analizza impietosamente la svolta storica cui stiamo...
Le favolette paurose, così come non sono riuscite a fermare la Brexit, non fermeranno le prossime insurrezioni elettorali contro l’establishment: sul Financial Times arriva quello che i media italiani ancora non ammettono. D’altra parte, perché un elettore...
Un articolo di ZeroHedge fotografa la situazione delle banche italiane e tedesche. Il premier Renzi, costretto all’angolo dalla spinosissima questione Monte dei Paschi, non esita a rintuzzare gli attacchi tedeschi rinfacciando a Berlino il vero elefante tra le banche...
Il lato positivo della crisi dell’UE di Jakub Grygiel, settembre 2016 Foreign Affairs dichiara apertamente che l’Unione europea – debole, inconcludente e impopolare – non è più strategicamente interessante per gli Stati Uniti. In passato...
Via ZeroHedge, George Friedman avverte che la crisi bancaria italiana potrebbe portare ad una nuova crisi globale come quella del 2008 e al fallimento del sistema internazionale. Le banche europee sono infatti fortemente interconnesse e la miccia italiana darà fuoco...
Su Lost In Eu il giornalista e blogger Eric Bonse analizza i recenti viaggi di Angela Merkel e le sue recenti dichiarazioni rispetto alla “nuova” agenda politica. Secondo Bronse ci troviamo di fronte all’estremo tentativo della Germania di portare avanti le...
Riportiamo un ampio estratto di un’intervista dal sito americano di sinistra Jacobin. L’economista Ioakimoglou spiega come Syriza si è trasformata da salvatrice a boia del popolo greco, e come l’eurozona sia uno strumento di disuguaglianza sociale impossibile da...
Su Social Europe, l’ex-PD Stefano Fassina usa toni durissimi contro l’euro – ossia l’istituzione più “neoliberista” che l’Europa abbia mai visto – e contro gli ottusi sostenitori degli “Stati Uniti...
Gli economisti mainstream, in particolare se occupano posizioni di prestigio e potere, altro non sono – da sempre – che i “sommi sacerdoti” del sistema sociale in cui sono incardinati, incaricati di formulare le teorie adatte a giustificarne...
Il prof. Skidelsky su Project-Syndicate affronta uno dei miti più ostinati dell’ideologia neoliberale: quello della libera circolazione delle persone; ironicamente, questo mito sta crollando proprio ora che la “sinistra” lo aveva reso un...
Formulato poco prima del referendum in Regno Unito e pubblicato nel mese di luglio, il seguente appello vede diversi illustri economisti, politici e docenti universitari tedeschi esprimersi apertamente per la prima volta in favore di un superamento dell’Euro....
Da Marketwatch, un breve ed incisivo articolo sulla crisi bancaria italiana: quella che sta vivendo l’Italia non è la classica crisi bancaria innescata dallo scoppio di una bolla; le banche, gestite per altro in modo molto cauto e assennato, sono in sofferenza...
Dal New York Times un interessante articolo sul mito del cosmopolitismo: coloro che ne rivendicano il valore, contrapponendolo ai “nazionalismi” di stampo populista, in realtà fanno parte (o aspirerebbero a far parte) di una élite globale che in...
Zero Hedge rilancia l’infografica di Visual Capitalist sulla “epica” caduta della più simbolica banca tedesca e una delle più importanti banche europee. Mentre la fine di Lehman Brothers è stata quasi fulminea, nota l’autore, quella di...
Nella sua relazione annuale relativa all’Italia – riportata dal Guardian – il Fondo monetario internazionale prevede che il nostro paese ci metterà almeno vent’anni a tornare a livelli di Pil pre-crisi, e che questa ripresa lenta e...
Sul Financial Times il prof. Lawrence Summers —Presidente emerito dell’Università di Harvard ed ex ministro del Tesoro USA— sembra segnare uno cambio di rotta “ideologico” di valore storico. Sebbene in mezzo molti argomenti del tradizionale...
Dopo che la Corte costituzionale austriaca ha annullato il ballottaggio per le presidenziali a causa dei brogli, a settembre il popolo austriaco tornerà a votare, e il probabile esito rischia di lasciare le istituzioni europee pericolosamente esposte al tanto...
Distogliamoci momentaneamente dalle cupe (quanto poco fondate) profezie di sventura scagliate contro il Regno Unito, per tornare con questo articolo del Guardian alla nazione “locomotiva d’Europa”, nel cuore dell’Eurozona. Se fuori...
Caustico come sempre, Zero Hedge interpreta i recenti sviluppi della crisi bancaria italiana, nuovamente precipitata con il susseguirsi degli eventi dopo il referendum inglese sul Brexit. I toni usati dallo stesso Renzi indicano la gravità della situazione. Il più...
All’indomani del referendum sul Brexit, il magazine online die Welt pubblica l’analisi di un documento confidenziale redatto dal Ministro tedesco delle finanze Schäuble per i prossimi negoziati sull’uscita del Regno Unito dall’UE. Come era prevedibile, la...
Una presa di posizione netta sul Brexit: io voterei per uscire. Lo afferma sul suo blog Transition l’economista Domenico Mario Nuti, professore emerito di Sistemi Economici Comparati all’Università la Sapienza di Roma, già consigliere economico...
Sul Guardian, Nick Dearden ci fa notare che, anche se il TTIP è certamente il più importante e più devastante dei nuovi trattati per il “libero commercio” che stanno investendo i paesi occidentali, non è l’unico. Altri, come il CETA o il NAFTA,...
Simon Wren Lewis, in risposta ad un articolo del The Guardian molto scettico sul futuro dell’euro zona, sostiene che per quanto questa sia disfunzionale ha però raggiunto un equilibrio che potrebbe farla durare per decenni, come ha dimostrato la crisi greca,...
Mentre si dibatte molto sulla Brexit, Social Europe invita a puntare l’attenzione sulla nazione al cuore del disastro dell’euro: la Germania, con la sua mitizzata “übercompetitiveness”. Come soluzione per uscire dalla trappola dell’euro...
Un bellissimo e attualissimo pezzo del prestigioso opinionista USA Craig Roberts commenta impietosamente le rivelazioni sul TTIP. Questo accordo, propagandato come moderno e benigno, non è che uno strumento nelle mani delle multinazionali senza scrupoli per sovvertire...
L’articolo di Zero Hedge commenta il voto in Olanda per ratificare l’accordo Ue-Ucraina ancora ai primi exit poll, che già davano per raggiunto il numero minimo dei votanti e il risultato contrario al governo. Il voto appare come un test sulla forza...
Dal sito di Asimmetrie un importante articolo sul progetto UE di integrazione nel campo della difesa (l’ultimo baluardo della sovranità!), progetto portato avanti nonostante la crescente disaffezione popolare e sulla base della solita urgenza da shock...
La recessione colpisce duramente la Finlandia (ne abbiamo parlato qui, qui e qui nell’ultimo anno) e continuano a crescere all’interno le voci contro l’euro (ne abbiamo parlato qui e qui). RT ritorna sul punto: la petizione pubblica sul Fixit...
ZeroHedge riporta le dichiarazioni della Le Pen sul Grexit e analizza l’effetto che potrebbe prodursi se fossero confermate le prospettive elettorali per le prossime presidenziali francesi. Se nel 2017 a vincere fosse “Madame Frexit” non finirebbe...